La possibilità di dare un futuro più sostenibile a un settore importante come quello dello sci passa anche attraverso la capacità di immaginare nuove direzioni che da una parte favoriscano le sinergie tra realtà vicine e dall’altra guardino a chi, oltre confine, ha già intrapreso una strada “green”. Tale consapevolezza è uno dei risultati più apprezzabili a cui si è giunti grazie al corso di formazione da “energy manager” rivolto alle stazioni sciistiche cuneesi, al fine di fornire nozioni utili per una miglior gestione energetica degli impianti.
La serie di incontri, organizzati dalla Camera di Commercio di Cuneo, in collaborazione con Cuneo Neve, il soggetto che unisce tutti i gestori degli impianti cuneesi che aderiscono alla sezione Turismo Gruppo Impianti a fune di Confindustria Cuneo, all’interno del Progetto Piter Alpimed Clima, ha previsto una prima parte teorica online, durante la quale ai responsabili degli impianti di Entracque, Sampeyre, Lurisia e Limone sono state fornite nozioni di base sull’analisi energetica aziendale, sugli interventi tecnici di efficientamento, sull’analisi economica degli investimenti orientati al miglioramento dell'efficienza energetica, oltre che sui meccanismi di incentivazione, sulla negoziazione delle condizioni di fornitura ed analisi dei contratti e sulle fonti rinnovabili di energia.
A tenere le lezioni è stato l’architetto Stefano Dalle Nogare, Esperto in Gestione dell'Energia (Ege). Così il professionista analizza gli incontri sull’energy manager: «Il corso è nato sulla scorta di altre attività portate avanti insieme a Confindustria Cuneo, sempre in ambito di Ege. Nello specifico, la finalità era quella di fornire elementi utili a chi opera in questo campo per conoscere meglio gli strumenti a disposizione di queste nuove figure che stanno crescendo all’interno delle aziende. È stato un bel momento di confronto durante il quale è emerso come la parte operativa sia più avanti rispetto a quella legislativa. La volontà di fare efficienza, ottimizzare i processi e utilizzare energie alternative, spesso non viene assecondata dai decisori pubblici, perché prevale una visione micro della questione, mentre se si allargassero gli orizzonti sarebbe evidente il significativo vantaggio energetico».
A conclusione del corso si è tenuta una lezione in presenza, presso gli impianti di risalita di Entracque, a cui ha partecipato il professor Alessandro Casasso del dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (Diati) del Politecnico di Torino, il quale ha guidato il gruppo di lavoro che si è occupato di stimare l’impronta di carbonio delle stazioni sciistiche nella provincia di Cuneo, producendo una ricerca presentata un mese fa presso la Camera di Commercio di Cuneo. L’ingegnere ha condiviso con i presenti i risultati del suo lavoro, dal quale emerge come un giornaliero sugli sci produca una quantità di anidride carbonica che va da 3 a 12 kilogrammi, l’equivalente di quanta se ne determina percorrendo da 25 a 100 chilometri in auto. Si è poi soffermato sul fatto che, a differenza di quanto si creda comunemente, l’innevamento programmato non sia la principale causa di consumo energetico, ma anzi abbia un’entità molto più ridotta rispetto agli impianti di risalita. Su questo tema si è aperto un interessante confronto con i frequentanti del corso, dal quale è emerso come la riduzione della velocità degli impianti di risalita sia una soluzione già adottata in certi casi, specie su piste dedicate ai principianti, ma con pratiche differenti, basate perlopiù sull’esperienza degli operatori. Si è anche parlato della possibilità di utilizzare fonti alternative di produzione energetica, come i pannelli solari, per i quali però, come hanno fatto notare i corsisti, occorre tener conto di contingenze specifiche.
Proprio da qui partono le considerazioni di Casasso: «Abbiamo vissuto un momento di confronto molto utile, in cui si è potuto constatare come certe soluzioni che sulla carta avrebbero senso, nella pratica necessitano di accorgimenti. Da una parte c'è una maggiore conoscenza teorica, dall'altra ci sono anni e anni di esperienza sul campo. Per noi è interessante capire come rendere ambientalmente sostenibile un’attività che è fondamentale per l'economia delle valli. Sono attività economiche difficilmente sostituibili in montagna, che si portano dietro non solo gli operatori delle piste da sci, ma anche decine di alberghi, di ristoranti, di piccole attività famigliari che rendono possibile la permanenza di persone in quota».
Soddisfatti anche i responsabili degli impianti che hanno partecipato al corso, i quali, pur consapevoli dell’eterogeneità dei diversi comprensori cuneesi hanno ravvisato la necessità di accrescere la sinergia tra le diverse realtà del territorio cuneese, per esempio andando verso acquisti comuni per quanto concerne l’approvvigionamento energetico.
Roberto Gosso, presidente di Cuneo Neve, osserva: «Dobbiamo fare sistema anche per quanto riguarda la sostenibilità ambientale delle nostre realtà. Sarebbe interessante per i prossimi anni andare a vedere cosa si sta facendo in Francia, dove si è partiti a lavorare su queste tematiche molto prima, per prendere spunto e avere una visione più allargata. Personalmente mi fa molto piacere che un’Università di alto profilo come il Politecnico di Torino abbia fornito dati che dimostrano come la demonizzazione a cui sovente viene sottoposto l'innevamento programmato sia infondata, dal momento che si tratta di un ciclo naturale, durante il quale prendiamo acqua dalla natura, a cui fa ritorno quando si scioglie la neve».