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Approfondire l’Ai Act, la normativa sull’intelligenza artificiale introdotta dall’Ue, ed evidenziarne le criticità, con l’obiettivo di renderlo uno strumento di gestione e controllo efficace, evitando che diventi un ostacolo per lo sviluppo industriale. È il percorso che sono chiamate ad affrontare le aziende cuneesi e di tutta Europa nei prossimi 36 mesi, ovvero il periodo in cui l’Ai Act verrà progressivamente attuato procedendo in base ai livelli di rischio previsti per le varie applicazioni di Ai e alla definizione degli atti delegati che dovranno specificare meglio ogni disposizione. Ne hanno discusso alcuni dei massimi esponenti del settore nel convegno “La regolamentazione dell’intelligenza artificiale, le novità e le opportunità dell’Ai Act”, organizzato da Confindustria Cuneo nella sua sede, con il contributo della Camera di Commercio.
Si è trattato di una nuova iniziativa concreta sul tema Ai promossa da Confindustria Cuneo, che da diversi mesi è impegnata ad accompagnare le imprese della Granda in questa importantissima transizione. In parallelo all’organizzazione di numerosi incontri di approfondimento, l’Unione degli industriali cuneesi, insieme a Michelin, Miroglio, Itt, eViso, Gd System, Tesi, Wiit, Versya, Inventio e Isiline, ha costituito il Tavolo sull’intelligenza artificiale, che di recente ha pubblicato il primo manifesto provinciale sull’Ai applicata all’industria. L’obiettivo? Mappare l’impiego attuale dell’intelligenza artificiale sul territorio, indagandone le applicazioni nei processi industriali e controllandone gli effetti sulla comunità.
Una “best practice” il cui valore è stato evidenziato pure nell’ultimo convegno, dove, dopo il saluto di Giacomo Tassone, responsabile del Servizio Legale e Normativa d’impresa di Confindustria Cuneo, il dibattito si è concentrato su un quadro normativo decisamente complesso, analizzato con la moderazione della giornalista Filomena Greco. «Il regolamento è approvato, ma ci sono ancora molti aspetti da chiarire», ha affermato Gabriele Mazzini, architect lead author dell’Ai Act e Mit Research affiliate & fellow, ripercorrendo il lungo iter che ha portato alla definizione della normativa europea. «Di sicuro - ha aggiunto - avrà un impatto significativo su tutte le imprese, anche perché il contesto continua a evolversi velocemente e la classificazione delle applicazioni di Ai, in base ai rischi che comportano, è articolata».
Il primo passo è modificare l’approccio. «L’Ai Act va inteso come una disciplina necessaria per garantire la sicurezza dei prodotti», ha osservato Andrea Bertolini, consigliere di sorveglianza della Fondazione Ai4Industry. «Con questa normativa - ha precisato - non stiamo solo regolando l’Ai, ma anche l’intero ecosistema di prodotti e tecnologie che la supporteranno».
Le criticità e gli ostacoli, comunque, restano, soprattutto per le piccole e medie imprese. Lo ha rimarcato Guido Boella, vicerettore dell’Università di Torino per la promozione dei rapporti con le imprese e le associazioni di categoria. Le sue parole: «Il vero problema è come la normativa potrebbe limitare lo sviluppo delle piccole e medie imprese, che fanno più fatica a fronteggiare questi cambiamenti».
Un concetto ribadito pure da Silvio La Torre dell’Area politiche per il digitale e filiere di Confindustria nazionale: «Il tema non è limitare la produzione legata all’Ai, ma avere chiarezza sull’applicazione del regolamento europeo per non ostacolare investimenti e attrattività, mentre sul fronte italiano bisogna evitare che il decreto nazionale vada in conflitto con quello continentale».
Il punto di vista delle imprese è stato portato da Michele Pagliuzzi, direttore di Wiit. «Non è una sfida nuova, ma un’ulteriore fase di una transizione già in atto - ha detto -. Come aziende, dobbiamo mappare bene i processi, analizzare i rischi e cercare di capire come l’Ai Act impatterà concretamente sulle nostre attività. Tutto questo, come stiamo facendo con il Tavolo sull’intelligenza artificiale di Confindustria Cuneo, unendo le forze e condividendo competenze ed esperienze con l’obiettivo di restare competitivi».